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Alghero

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  1. d@yl@
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    ALGHERO, perla sarda

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    il porto a ridosso di "Alghero-vecchio"

    Questa città presenta un fenomeno storico e linguistico davvero considerevole in quanto da sei secoli conserva quasi intatta la lingua, le abitudini, i costumi, le tradizioni popolari e religiose, senza che alcun elemento straniero l'abbia mai sopraffatta; soprattutto se si considera da una parte la distanza notevole tra Alghero e la Catalogna con la quale, cessata la vicinanza strettissima di comunicazioni e di relazioni, tra questa e gli altri paesi sardi che, come sottolinea l'Ascoli, sono affatto differenti dall'algherese, per quanto parlino anch'essi una lingua romanza.
    Non è da escludere che l'algherese, pur essendo pretto nella sua parlata originaria, sia leggermente contaminato da parecchi italianismi nella classe elevata e da non pochi sardismi nella classe agricola, e ciò per le relazioni intime di commercio [..]
    Per quanto sia stato detto che il dialetto algherese tenda a sparire, è da notare il fatto che l'essersi questa lingua conservata per oltre sei secoli quasi pura non assicura certamente che essa si debba spegnere in avvenire.

    Il dialetto algherese odierno non è altro che la lingua parlata in Catalogna fra la metà del secolo XIV e la fine del XVII, isolata dalla restante area catalana evolutasi molto [poco] indipendentemente da essa, sotto l'influsso sempre crescente prima del sardo, della lingua nazionale poi.
    In altre parole, nel dialetto algherese, cessata la dominazione spagnola, ha continuato a sopravvivere una lingua del '400.
    Il nostro catalano d'Alghero dunque è il catalano veramente antico di fronte al catalano d'oggi, nel senso che, mentre il primo è rimasto storicamente alla posizione dell'aragonese del XIV-XV sec., il catalano di Catalogna e quello pure delle Baleari hanno attraversato parecchi secoli di formazione, di adattamenti e di trasformazioni.

    La nostra tradizione dialettale non è mai stata interrotta, se non attraverso i sardismi e gli elementi della lingua nazionale; infatti il nucleo, l'origine, la morfologia sono rimasti quasi allo stato di prima [..] Non è un'esagerazione se diciamo che il catalano odierno di Barcellona è molto alterato e quindi meno puro dell'algherese.

    [..] L'algherese non solo intende tutti i dialetti della Sardegna ma ha anche una grande facilità nell'apprenderli. Al contrario i sardi, anche i più vicini non capiscono addirittura il nostro dialetto. E a questo, pare che l'algherese ci tenga...

    il mare
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    L'area territoriale di Alghero insiste su due grandi baie contigue. La prima, più larga (la rada di Alghero), rappresenta lo sbocco pianeggiante del sistema idrografico della Nurra meridionale; la seconda (la baia di Porto Conte), più stretta e profonda, è una paleovalle di origine probabilmente tettonica, scavata in un tavolato calcareo ed ora invasa dal mare. Entrambe le baie sono rivolte a sud e risultano perciò protette rispetto ai dominanti venti d'occidente. Questo fatto ha storicamente orientato la formazione degli insediamenti umani.
    Il lato nord della rada di Alghero, caratterizzato da mare poco profondo e da accumulo di sedimenti, si presenta come un lungo litorale sabbioso arcuato (Maria PIa) con retrostante ampia laguna (Calic). Il sistema dunale e retrodunale è ormai stabilizzato dalle costruzioni antropiche e dall'impianto della pineta litoranea. La zona su cui sorge l'abitato di Alghero e la grande piana della Nurra meridionale sono caratterizzate da rocce arenacee travertini e materiale alluvionale geologicamente recente.
    A ovest la baia di Porto Conte è circondata da potenti affioramenti calcarei del Mesozoico. Il clima mite, la macchia abitata da fauna selvatica e soprattutto la presenza di grotte calcaree con risorgenze di acqua dolce hanno favorito la presenza di antichi insediamenti umani. Il territorio è ancora ricco di testimonianze della fauna Quaternaria (Cervidi, Prolagus).
    Il tavolato carsico della Nurra meridionale presenta due aspetti contrastanti. Da una parte le colline di Monte Doglia, Palmavera, Murone, Timidone dalle linee morbide e tondeggianti, derivate da lungo periodo di erosione, dall'altra le linee nette e spezzate dalle scoscese pareti verticali di Capo Caccia, Punta Giglio e Punta Cristallo, segnate dal continuo mutare del livello del mare rispetto all'attuale falesia calcarea. Le linee verticali rompono bruscamente il paesaggio, conferendo grande forza espressiva allo scenario naturale. La morfologia di quest'area è il risultato di processi erosivi durati milioni di anni e di grandi movimenti tettonici come la nascita della catena alpina e il distacco della Sardegna dall'Europa continentale.
    Al contrario, il paesaggio a sud di Alghero, fino a Capo Marargiu, ha una linea di costa essenzialmente priva di falesia e con potenti gradoni (cuestas) che salgono dal livello del mare, formati da rocce piroclastiche porfiritiche e trachitiche di età terziaria. Probabilmente queste rocce vulcaniche erano collegate all'attività di un grande edificio vulcanico di cui Capo Marargiu ne rappresenta i resti.

    Per quanto riguarda la fauna terrestre, vivono e si riproducono oltre cento specie. Tra i rettili, il comune biacco, il gongilo, la lucertola tiliguerda e la rara testuggine marginata. Tra i mammiferi sono presenti il gatto selvatico, la martora, la volpe, la lepre sarda, il riccio, il mustiolo, il cinghiale e, nelle zone boschive, il ghiro. Molto ben rappresentata è l'avifauna e da questo punto di vista le coste di Alghero sono un sito di importanza internazionale. Le falesie ospitano, oltre il comune gabbiano reale, il ben più raro gabbiano corso, la berta maggiore e minore, il falco pellegrino, il marangone del ciuffo e il piccolo uccello delle tempeste. Più all'interno è possibile osservare la poiana, la pernice sarda, il gheppio, la magnanina sarda e la gallina prataiola.
    Nelle zone umide è presente l'airone cenerino, il porciglione, la gallinella d'acqua, il cavaliere d'Italia, la folaga, la gazetta. Alle volte sostano nella laguna del Calic piccoli gruppi di fenicotteri rosa in migrazione.
    Da ricordare la presenza dell'oasi faunistica Arca di Noè che, in questi anni, ha introdotto al suo interno i cavallini della Giara di Gesturi, il daino, l'asinello bianco e il raro grifone.
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    In mare le due grandi baie dal fondale pressoché pianeggiante, si presentano con una prateria quasi continua della pianta marina Posidonia oceanica. Nella falesia sommersa il fondale è invece articolato con anfratti e grotte: è il regno delle alghe calcaree, delle gorgonie, del corallo rosso, delle aragoste e dell'astice. Numerosi i pesci, a banchi o solitari: salpe, saraghi, castagnole, triglie, corvine e predatori come la spigola o la ricciola.
    La vita marina è molto ben rappresentata soprattutto nei fondali di Punta del Giglio e nella fascia costiera intorno a Capo Caccia fino a Punta Ghisciera, area dove insiste la riserva marina. Le grotte sottomarine, qui presenti numerose, sono ambienti unici ed irripetibili, ognuna con una sua propria caratterizzazione geomorfologica e biologica.
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    Meritano una visita
    Una passeggiata per la città in cerca di siti che possono senz'altro essere definiti degni di una visita.
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    Il turista che arriva in città potrebbe cominciare il suo "tour" partendo dal porto, il tempo di vedere le antiche muraglie algheresi e... via sotto Porto Salve, l'antico accesso al porto dalla città vecchia.
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    Il tempo di ammirare i chiaro scuri all'interno della vecchia porta a mare e subito ci troviamo in Piazza Civica , il salotto bello di Alghero.
    Ammirata la piazza in tutto il suo splendore, ci possiamo incamminare verso via Columbano che dista pochi metri, dopo aver percorso vicolo Serra. Si possono osservare le tipiche vie Algheresi fatte di ciottole e lastroni e...strette.
    Questa via ci immette subito nella piazza del Municipio. Si vede subito che si tratta di una costruzione dalla valenza istituzionale, sede del consiglio Comunale, dell'assessorato alla cultura e della Biblioteca Comunale. Gli appassionati possono trovarvi testi in ottimo stato di conservazione e di notevole rilevanza.
    Da qui ci si immette immediatamente in Via Roma, una delle vie più belle e frequentate dai turisti. Tanti negozi le permettono di poter offrire al visitatore la possibilità di fare shopping nel cuore della città.
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    la risalita di questa via ci consente di poter arrivare senza molte difficoltà proprio di fronte alla Torre di Porta Terra.
    Una Torre imponente, restaurata e conservata con grande attenzione, è sede permanente di un ufficio che informa il turista voglioso di sapere e conoscere la nostra città e la sua storia.
    E' l'inizio di un percorso che potremmo definire delle torri, infatti a poche centinaia di metri dalla sopra citata si trova la Torre di San Francesco.
    Sistemata in un crocevia che interessa le vie Gilbert Ferret, Via Simon e Via Mazzini, poche decine di metri e siamo in piazza Sulis da dove si può ammirare la torre omonima, e in tutta la sua bellezza il lungomare Dante da sud, ma ritornando verso nord si può intravedere la torre di San Giacomo e dels Cuxus, sulla destra appena in prossimità della torre troviamo la Chiesetta del Carmelo , lo sguardo è sicuramente attratto dal panorama che sulla destra ci mostra all'orizzonte il promontorio di Capo Caccia (parco Naturale).
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    Possiamo subito addentrarci verso la città vecchia, troviamo subito la Chiesa della Misericordia e sullo sfondo anche la chiesa di San Michele patrono di Alghero, ma indirizziamoci sulla sinistra lasciando la chiesa della Misericordia alle nostre spalle, percorriamo Via Principe Umberto, poche decine di metri e siamo in piazza del teatro , stupendo e recentemente ristrutturato, si può osservare il palazzo Machin sulla sinistra, mentre si intravede in tutta la sua maestosità la cattedrale di Santa Maria e il suo portale in stile gotico aragonese. Si può entrare in Cattedrale osservare il suo interno, il suo altare, le sue navate, le colonne .....ma questo alla prossima.
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    La costa di Alghero si estende da sud (spiaggia della Speranza) a Nord (torre Bantine e Sale) per circa 80 km in un continuo intercalare di litorale roccioso e spiagge.
    Partendo da sud la costa si presenta quasi interamente rocciosa e abbastanza frastagliata pur non dando origine a profonde insenature. Le rocce in questo tratto di costa e sino al canale dell'Oma Molt appartengono al triassico, sono presenti inoltre le trachiti dell'altopiano di Villanova che con i suoi tufi e basalti costituisce la parte del territorio algherese in cui emerge il terziario oligo-miocenico. Il fondo del mare in questo tratto di costa non scende rapidamente, cosicché spesso anche a 150 metri dalla linea costiera non supera i 12-15 metri di profondità. da questa linea batimetrica, ma talvolta anche prima, si estendono vaste praterie di Posidonia oceanica, la fanerogama marina più diffusa nel Mediterraneo, il cui limite inferiore si estende fino ai 30-35 metri.
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    La città sembra segnare una sorta di spartiacque lungo la costa. Infatti, a Nord si essa si estende, in una dolce insenatura, la spiaggia più lunga dell'intero litorale, circa 5,5 km, sulla strada che congiunge Alghero alla borgata di Fertilia. Il mare antistante alla spiaggia è poco profondo e, prendendo l'isolotto della Maddalenetta come estremo limite, la profondità non supera mai i 15 m. Tutto questo tratto è dominio incontrastato di Posidonia oceanica. Ettari ed ettari di prateria, appena interrotti da brevi formazioni rocciose per lo più collegate all'isolotto, costituiscono un immenso pascolo per miriadi di pesci, il rifugio ideale per moltissime specie di Crostacei, Molluschi etc. in un rigoglio di vita che l'occhio del subacqueo spesso non scorge.
    Poco prima della borgata di Fertilia insiste uno degli episodi costieri più importanti della rada: lo stagno del Calic. Si tratta di una delle aree umide più interessanti della Sardegna nord-occidentale. Appare diviso dal mare da tratti di rocce calcaree e da una serie di dune sabbiose del quaternario su cui l'uomo ha installato, se pur da breve tempo, un'ampia ed accogliente pineta. Il Calic, la cui superficie è di circa 97 ha, attualmente comunica col mare mediante una stretta foce delimitata sulla sinistra da una pianura di recente rimboschimento e piuttosto paludosa durante i periodi di maggior piovosità, e sulla destra da un banco di calcare giurassico. In tempi passati il Calic possedeva un altro sbocco a mare che consentiva un regolare ricambio delle acque molto importante per l'equilibrio di questo ecosistema. Oggi tale sbocco risulta interrato con gravi conseguenze per la buona salute di questo specchio acqueo.

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    GROTTE DI NETTUNO
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    A nord-ovest della borgata di Fertilia la costa riprende ad essere rocciosa, sia pur intervallata da piccole quanto splendide spiagge (Le Bombarde, Il Lazzaretto).
    Questo tratto di costa degrada dolcemente ed il fondo del mare sembra seguire questo declivio. Ancora una volta domina la Posidonia oceanica, anche se i suoi insediamenti non raggiungono, salvo rare eccezioni, i limiti superiori che possono essere osservati in altri punti della costa. Capo Galera è il limite Ovest della rada, ed il suo ergersi dal mare sembra ricordare la ben più possente roccia di Capo Caccia . Da Capo Galera la roccia è prevalentemente di natura calcarea (cretaceo) e scende a picco sul mare il cui fondo a sua volta degrada immediatamente con profondità che, a poca distanza dalla costa, raggiungono i 30-40 m.
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    Lungo questo tratto di costa si aprono numerose cavità e grotte di estremo interesse. In taluni casi queste presentano pericolosi sifoni che consentono di penetrare per diverse decine di metri all'interno del massiccio calcareo. Singolare tra esse è la "Grotta dei Laghi", scoperta negli anni 60.
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    Più avanti, lungo il costone che porta verso Punta Giglio, si incontra la grotta "Falco" e dopo circa 200 m., con la bocca rivolta verso ovest, la grotta del "Bisbe". Dopo di essa, la costa diviene ancor più ripida e numerose altre cavità si aprono ungo le pareti verticali. Di estremo interesse è la grotta del "Giglio" che si trova alla base della penisola formata da Punta Giglio, uno dei capi che chiudono la baia di Porto Conte: la sua parete è a picco sul mare, qui il fondo raggiunge immediatamente i 20 m. di profondità e presenta, lungo il lato occidentale del capo, alcuni roccioni che sprofondano nella sabbia.user posted image
    Le cale che seguono Punta Giglio sono particolarmente belle e consentono un buon ancoraggio in quanto riparate dal maestrale che è il vento dominante ad Alghero. Il fondo delle due cale è prevalentemente roccioso e degrada rapidamente da -3 a -20 m. Tale profondità coincide con il limite delle cale stesse. Superati i 20 m. il fondo si presenta sabbioso e detritico e perderebbe di interesse se non fosse per il relitto di un bastimento, affondato probabilmente negli anni 40-50, i cui resti si trovano sparsi sul fondo, messi in mostra od occultati di volta in volta dal gioco delle correnti che spostano le dune di sabbia.

    Dalle cale di Punta Giglio in poi la costa, pur ancora a picco, tende ad abbassare il suo profilo. Anche qui, superato capo Bocato e procedendo verso Punta del Cerchio, si trovano alcune grotte di notevole interesse, tra cui la grotta del "pozzo".
    Più avanti la costa si fa sempre più bassa man mano che si procede verso la parte più interna della Baia di Porto Conte fino a divenire, superata la penisola su cui si erge la Torre Nuova, una scogliera che presto lascia il posto alla spiaggia di "Mugoni". Questa spiaggia, nel cui entroterra è stata impiantata una bella pineta, è tra le più lunghe di tutta la costa algherese con uno sviluppo che supera i 4 km. Il fondo del mare relativo a questo tratto di costa è sabbioso e declina molto dolcemente non superando, presi come limiti la penisola della Torre Nuova da una parte e Punta del Dentul dall'altra, i 10-12 m di profondità. il dominio di Posidonia oceanica è quasi incontrastato, e solo nel tratto iniziale della prateria sono presenti altre fanerogame marine come la Cymodocea nodosa, che è molto più piccola della Posidonia, e Zostera.


    Procedendo verso Capo caccia, nei pressi dei resti di un antico insediamento romano, la costa mostra ancora un profilo basso, il fondo del mare degrada molto lentamente dando luogo a biotopi fangosi. Più avanti invece la costa riprende a salire e, superata Punta del Dentul, si presenta particolarmente scoscesa. In corrispondenza di questo tratto di costa, costituita ancora una volta da calcare del cretaceo, il fondo degrada più rapidamente con fondali rocciosi, in parte sabbiosi o fangosi, e frane sparse.
    Subito dopo si pare la cala di Tramariglio, forse la più bella dell'intera baia e di certo la più protetta dai venti del quarto quadrante. Tramariglio è racchiusa da due capisaldi ed al suo interno il dominio di Posidonia oceanica è tale che in alcune parti addirittura affiora. Solo nella parte più interna della cala e probabilmente in corrispondenza di una polla d'acqua dolce, la Posidonia regredisce lasciando spazio a Cymodocea nodosa e a Zostera, ma si tratta comunque di aree molto ristrette tanto da richiedere un'attenta osservazione per essere individuate.
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    TRAMARIGLIO

    Superata la cala di Tramariglio la costa riprende ad essere alta sul mare e, da qui a Cala del Bollo, si susseguono fondali di rocce franate che abbastanza rapidamente degradano raggiungendo i 20-25 m di profondità. Anche in questo tratto di costa si possono osservare piccole cavità nella roccia, ma rispetto alle numerose grotte di Punta Giglio e di Capo Caccia, appaiono di certo meno importanti. Cala del Bollo è una cala particolarmente dolce, il profilo della costa, dominato dal caposaldo calcareo di Punta del Quadro alto circa 15-20 m, tende ad abbassarsi sino a dar luogo ad una breve spiaggia presso cui insiste un insediamento turistico. Subito dopo la costa riprende ad alzarsi mantenendo una fisionomia costante, tranne la caletta della Dragonara, e ospitando numerose cavità sia aeree sia sommerse di un certo interesse.
    Più avanti la costa diventa particolarmente ripida sino alla cala della grotta Verde dove si trova una spiaggia formata da ciottoli bianchi. I fondali di questo tratto di mare, come di quello successivo, sono tra i più vari di tutta la baia poiché alternano tratti rocciosi ad altri sabbiosi e a prateria. Superate tali cale lo strapiombo raggiunge i suoi massimi, il fondo degrada rapidamente fino a 40-45 m già a pochi metri dalla costa. Si tratta della parte di maggior interesse di tutta la baia: qui infatti si aprono diverse grotte una più bella dell'altra, a diverse profondità e di diverse dimensioni. Ricordiamo tra le tante la grotta "Pizzi e Ricami, grotta subaerea di notevole bellezza, sotto la quale, a circa 8 m di profondità troviamo l'ingresso della grotta del "Thorogobius". Più avanti in corrispondenza di un'effige della Madonna, posizionata sulla parete rocciosa a 1-2 m dal livello del mare, si trova l'ingresso della grotta della "Madonnina" a circa 12-15 m di profondità.
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    Poco più oltre la grotta della "Madonnina" si erge il promontorio di Capo Caccia che con la sua possente roccia chiude la baia di Porto Conte. Proprio sotto la punta estrema di questo promontorio, detta "Punta dell'Asino", si trova il complesso di grotte sommerse più vasto del Mediterraneo. Si tratta delle grotte di Nereo, conosciute dai subacquei fin dagli anni 50.
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    Superato il promontorio di Capo Caccia la costa prosegue a strapiombo sul mare con balzi sempre più vertiginosi che raggiungono, nei pressi del semaforo, l'altezza di circa 250 m. Il fondo del mare scende rapidamente, e ad una prima parte di natura rocciosa fanno seguito fango-sabbia-detriti e qualche scoglio.
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    Più avanti si pare Cala Inferno, una splendida insenatura che offre un ottimo ancoraggio quando spirano Tramontana e Levante. Qui il fondo degrada più dolcemente in corrispondenza del litorale ciottoloso della parte più interna della cala, e solo nei punti foranei raggiunge i 20 m di profondità. La costa prosegue alta sul mare fino a Cala Puntetta che precede Cala Barca, si tratta di un'insenatura dal fondo prevalentemente roccioso ai bordi e sabbioso-fangoso nella parte centrale. L'orizzonte di Cala barca è dominato dall'isola Piana, l'isola più grande della rada di Alghero: tra la cala e l'isola corre il canale, detto appunto dell'Isola Piana, percorso quasi in continuazione da una corrente verso il mare aperto che, in certe circostanze, diventa piuttosto forte tanto da ostacolarne la risalita a nuotatori non particolarmente abili. Il fondo è roccioso a ai bordi, con numerose ed assai interessanti cavità, e sabbioso, con vasti insediamenti di Posidonia, nella parte centrale che non supera i 18 m. di profondità.
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    Lasciata Cala Barca la costa diventa ancora più alta e raggiunge il suo massimo con Punta Cristallo, circa 326 metri di strapiombo. E' senza dubbio uno dei tratti più suggestivi dell'intera costa algherese: una colonia di grifoni, tra le ultime in Italia, nidifica tra le sue impervie gole costituendo uno spettacolo indimenticabile. Il fondo del mare è altrettanto bello, ricco com'è di frane e roccioni che creano formidabili rifugi per ogni specie animale e vegetale. Punta Cristallo è l'ultimo tratto di costa di origine calcarea.
    Da Punta del Gall alla Torre Bantine e Sale si trovano le formazioni geologiche più antiche che possono farsi risalire al mesozoico. La costa si presenta articolata con piccoli capisaldi aggettanti sul mare da altezze che in alcuni capi superano anche i 40 m. e che quasi mai sono inferiori ai 10m. Tra questi capisaldi si intercalano più o meno ampie calette, ove, spesso, scorrono rivoli d'acqua dolce. L'azione dei venti del quarto quadrante, delle acque meteoriche e dei marosi che s'infrangono sulle scogliere, hanno disegnato i contorni di questo tratto di costa che rende ancor più vario il litorale algherese.
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    shifty.gif la cucina tipica
    La gastronomia ad Alghero è strettamente legata ai prodotti del patrimonio agricolo, ittico e della molta selvaggina presente nell'isola. Una cucina pertanto antica come quella pastorale e modesta come quella dell'uomo di campagna. Una cucina fatta di cose semplici e genuine, con poche manipolazioni ma dal sapore deciso e naturale.
    La gastronomia algherese affianca ai sapori del mare i gusti ed i forti aromi delel essenze mediterranee della sua flora ed offre sia piatti di antica tradizione pastorale e contadina sia di origine marinara, preparati dai pescatori o dalle loro mogli, con le prede della giornata.

    I piatti di pesce sono cucinati prevalentemente arrosto o in zuppe e sono comunque piatti semplici nell'elaborazione e di schietta genuinità. Così i crostacei e i molluschi, che hanno trovato fin dall'epoca preistorica un posto di riguardo nella gastronomia locale, come dimostrano gli scavi archeologici. Si comincia con l'aragosta, il cui gusto viene esaltato proprio da una preparazione semplice: lessata e poi condita con olio sardo e limone; le cozze e le arselle hanno un gusto inimitabile. Il muggine si cuoce semplicemente a vapore e si condisce con un'erba profumata.

    Dalla cultura pastorale la cucina ha ereditato l'uso della carne: arrosti di agnello, capretto e maialino da latte, detto porcetto, ottenuti con lunghe e sapienti cotture, sempre con il fuoco di legna di leccio, lentischio e corbezzolo. Il sapore de su porcheddu a sa sarda è assolutamente inimitabile. I pastori negli ultimi anni hanno anche arricchito la loro produzione di formaggi. Accanto all'ormai famoso pecorino, vengono proposti il fiore sardo, il pecorino pepato, il semicotto, il canestrato, la ricotta; e poi le provole e gli altri formaggi di latte di mucca, oltre ai formaggi caprini, altrettanto inimitabili.

    Le tradizioni contadine comprendono un ampio utilizzo dei cereali. Innanzitutto il pane in tante qualità: il sottile carasau, con l'ottima variante del bissau di Benetutti, il pistoccu del Nuorese, la spianata o pane di Ozieri, il civraxiu del Campidano di Cagliari e ancora la pasta dura sia di farina che di semola.
    Tra i primi piatti sono le minestre a base di cereali e a base di verdure, o ancora di pane e brodo, con gli ingredienti che offre la campagna (uova, pomodoro, formaggio); e poi le zuppe, come il famosissimo pane frattau, fatto con pane carasau, sugo di pomodoro e pecorino, e ancora la zuppa gallurese di pane raffermo, brodo e formaggio fresco.
    Le paste asciutte sono condite prevalentemente con un sugo al pomodoro spesso arricchito con salsiccia, o reso particolare dal brodo di carne o addirittura dall'aggiunta di latte e zucchero. I formati sono diversi e tra i più caratteristici troviamo i malloreddus (gnocchetti: letteralmente vitellini). Per quanto riguarda le paste ripiene si possono gustare i ravioli chiamati anzelottos, culurgiones o culingiones, con un ripieno che può essere di ricotta e spinaci, di carne, di formaggio fresco con patate e menta, di ricotta e buccia d'arancia ecc.; senza dimenticare le panadas, ottimi fondini di pasta di varie dimensioni, con ripieni di carne o verdure.
    Sono molti anche i dolci: quelli a base di pasta di mandorle e ricoperti di zucchero (gueffos, candelaus, melicheddas) che soddisfano i palati più golosi e spesso stupiscono per la complessa lavorazione. Sempre a base di mandorle, di forma tondeggiante, sono gli amaretti e tra i biscotti da forno sono da ricordare i papassini. Nell'elenco dei dolci è d'obbligo inserire il più famoso e richiesto nei ristoranti, ma prodotto anche nei negozi di pasta fresca: originario della Barbagia è la sebada o seada, sorta di grosso raviolo tondeggiante che racchiude del formaggio pecorino fresco e filante, aromatizzato alla buccia d'arancia; si consuma fritta e condita con miele.
    Le specialità, invece, che vengono dalla campagna parlano di minestre e asciutte, di pane profumato e dolci di mandorle fresche e zucchero. Per ultima la cucina di mare. Ultima anche in senso storico perché le popolazioni locali hanno sempre snobbato il pesce. Una comunque reale evoluzione verso la cucina del mare nei confronti di quella più tradizionale della campagna si è avuta soprattutto con l'avvento del turismo che ha modificato in parte l'offerta locale che si è indirizzata verso la preparazione di pietanze di mare oggi più richeiste da parte dei visitatori.


     
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    Allucinante la terza foto ce l'ho come sfondo desktop in ufficio !!

    Comunque è bellissima come del resto altre cittadine del litorale sardo...e ci sono anche stato...ho mio fratello in Sardegna!
     
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  3. d@yl@
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    ah però...Mimmo...davvero??? dove sta tuo fratello??

    a me della Sardegna manca soprattutto il mare ....
     
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    mio fratello abita un pò dappertutto in sardegna....soprattutto nei pressi di Villamassargia, vallermosa, iglesias....
     
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  5. d@yl@
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    nel profondo sud....io purtroppo conosco solo la zona nord dell'isola avendo abitato ad Alghero e per diversi anni ad Olbia...ho fatto gli studi a Sassari poi....
     
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  6. Seby Squalo
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    Azz....vorrei sentirti parlare Dayla...si sente molto l'accento sardignolo???

    Bellissime foto...sarò sincero però..tutta la storia non l'ho letta... happy.gif
     
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  7. d@yl@
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    il mio accento?? sìììì bello sarduuuuuuu


    AJO'
     
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  8. Seby Squalo
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    CITAZIONE (d@yl@ @ 9/2/2006, 09:27)
    il mio accento?? sìììì bello sarduuuuuuu


    AJO'

    Ma dai.... tongue.gif
     
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  9. d@yl@
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    te lo giuro...chiedere per conferme a chi ha sentito la mia voce......


    la prima volta che Max mi sentì al telefono rise per tre giorni

    Edited by d@yl@ - 10/2/2006, 09:51
     
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  10. Seby Squalo
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  11. d@yl@
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    e va bene...forse ho un pò esagerato...non ho la cadenza marcatissima ma si sente che sono sarda...e in più quando voglio posso "rimarcarlo" ancora di +
     
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  12. Seby Squalo
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    CITAZIONE (d@yl@ @ 10/2/2006, 12:04)
    e va bene...forse ho un pò esagerato...non ho la cadenza marcatissima ma si sente che sono sarda...e in più quando voglio posso "rimarcarlo" ancora di +

    Ah va beh..quello si... wink.gif
     
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  13. d@yl@
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    Alghero è comunque un posto a parte.....essendo colonia catalana è molto + vicina come cultura alla Spagna che non al resto della Sardegna

    CONSIGLIO A TUTTI DI ANDARCI ALMENO UNA VOLTA
     
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12 replies since 7/2/2006, 23:29   1331 views
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